
Le Origini di un Viaggio
Sono entrato in Croce Rossa a 13 anni, frequentando il corso insieme a mio padre. Per lui era un ritorno alle origini, per me l’inizio di qualcosa che non sapevo ancora quanto avrebbe segnato la mia vita. Già da piccolo sentivo tanti racconti, vedevo passare le ambulanze, e quel mondo mi affascinava.
Mi sono buttato subito nelle attività: il centralino, i Giovani, e intanto osservavo con entusiasmo quelli più grandi nei servizi sanitari. Non vedevo l’ora di poter salire su un’ambulanza appena maggiorenne. Cercavo di imparare da tutti e, come è naturale, qualche volta sbagliavo. Ma proprio grazie a chi mi ha corretto e supportato, sono arrivato dove sono oggi.
Poi anche mia madre è entrata in Croce Rossa, un altro ritorno alle origini, e infine anche mia sorella ha fatto lo stesso percorso, frequentando il corso e facendo un anno di Servizio Civile. La Croce Rossa è diventata davvero una parte della nostra famiglia.
Nel corso degli anni ho seguito tanti ambiti: la protezione civile, il sanitario, la formazione… esperienze che mi hanno formato anche dal punto di vista lavorativo. Sono stato per otto anni nel consiglio direttivo, con un’attenzione particolare alla rappresentanza dei giovani. Negli ultimi anni del precedente mandato ero vicepresidente. Poi, ho accettato la sfida della presidenza.
Le Sfide del Ruolo
Essere presidente di un’associazione del terzo settore richiede impegno, presenza, tanta energia. Ma ti regala anche soddisfazioni immense. Lavoriamo con le vulnerabilità della popolazione, affrontiamo temi sociali ed emergenze sanitarie, e in questo contesto il volontario è davvero al centro di tutto. Essere un presidente giovane non mi ha mai creato problemi. Anzi, in molti casi mi ha aiutato. Il mondo cambia, e saper innovare è ormai fondamentale. Quello che conta davvero è avere umiltà, sapersi mettere in ascolto, costruire rapporti sinceri con i volontari. Da soli non si fa niente: senza una squadra, senza validi collaboratori, sarebbe impossibile portare avanti tutto quello che facciamo.
Ovviamente ci sono stati anche momenti difficili. Periodi di stanchezza, ripensamenti, burocrazia che ti divora il tempo, situazioni complicate che destabilizzano le giornate. In quei momenti avere accanto qualcuno su cui puoi contare fa davvero la differenza. Questo è empowerment: avere una rete che ti sostiene, una comunità vera.
Cerco sempre di mettere al centro i valori fondamentali del volontariato: la persona, prima di tutto. Ogni volontario, ogni assistito deve sentirsi accolto, valorizzato, mai giudicato. Il nostro compito è alleviare le sofferenze, senza fare distinzioni. Essere un leader non significa comandare. Significa accompagnare. Essere alla pari, costruire insieme, senza arroganza. Un presidente di un’altra associazione, all’inizio del mio mandato, mi disse: “Non ti dimenticare mai della lettera U, quella di umiltà.” Non so se ci riesco sempre, ma ogni giorno ci provo.
I Giovani al Centro
Spesso si dice che i giovani non ci sono. Ma ci chiediamo mai se quello che offriamo è davvero adatto ai giovani? Se il clima che creiamo è accogliente per loro? Io a un giovane racconto la mia esperienza, ma soprattutto cerco di ascoltarlo: capire cosa gli piacerebbe fare, e poi cercare di costruire insieme un percorso.
Con i giovani bisogna rischiare, lasciarli sbagliare, guidarli con pazienza. Ma sono sicuro: saranno ottimi volontari. I giovani non sono il futuro. I giovani sono il presente.
Il Mio Sogno per il Futuro
Il mio sogno? Una sede piena di persone, piena di storie, senza giudizi, senza differenze. Una sede dove le abilità di ognuno siano valorizzate, anche quando ci sono ostacoli fisici o sociali. Una comunità vera, dove nessuno resta indietro.
Se dovessi descrivere tutto questo con una parola sola, sarebbe felicità. Perché nonostante la fatica, ogni volta che metto piede in sede sento che è lì che voglio stare